Nel luglio 2023 l’Istituto Spagnolo di Oceanografia (IEO) per la prima volta è riuscito ad allevare il tonno rosso dell’Atlantico in vasca, lontano dal mare.
Con le prospettive di diffusione di questa pratica, si è subito aperto un mondo di discussione tra chi sottolinea il rischio per il benessere animale e chi invece apprezza questa possibilità, che garantirà un alleggerimento della pressione sugli animali selvatici dell’oceano.
La pesca del tonno, predatore dei mari (pregiato per il sushi e venduto a caro prezzo principalmente in Nord America e Giappone) è considerata ormai insostenibile e si cerca di limitare la pressione sugli animali selvatici con la attribuzione di “quote pescabili” limitate; nonostante questo i dati parlano di un crollo dell’80% delle popolazioni in alcune aree dell’oceano.
In passato si era già riusciti ad allevare tonno rosso del Pacifico e tonno rosso meridionale, ma per il tonno dell’Atlantico questa è una vera novità. Gli allevamenti di tonno rosso fino ad ora si basavano esclusivamente sulla cattura di giovani esemplari, poi fatti ingrassare in cattività, quindi di fatto andavano comunque a gravare sulla riproduzione dei selvatici in natura. La novità è il fatto che ora, grazie all’esperimento di successo di Murcia, effettuato in acquacoltura quindi lontano dal mare, è aperta la via per costruire allevamenti su terraferma e si stanno già sviluppando contratti e progetti per avviare questo business.
La discussione come detto è tutta sulla valutazione dei costi benefici ambientali di questa opportunità: se da una parte si alleggerirà la pressione sugli oceani, dall’altra vi sono dubbi sulle condizioni in cui verranno allevati i nuovi tonni, sul possibile uso di antibiotici, tipico dei grandi allevamenti. “Senza un’approfondita ricerca scientifica sul benessere del tonno, è irresponsabile allevarlo in modo intensivo e ciò potrebbe portare a stress, frustrazione e una scarsa immunità”, spiega Catalina López, veterinaria e direttrice dell’Aquatic Animal Alliance. E poi il tonno necessita di essere alimentato con pesce, che verrebbe sottratto all’alimentazione umana.
Su questo punto le aziende che stanno sviluppando i progetti di allevamento stanno conducendo ricerche per valutare mangimi alternativi a base di alghe, insetti, krill e proteine. Insomma un problema complesso, dalle mille sfaccettature, su cui sicuramente verranno ancora scritte tante pagine e si registreranno opinioni divergenti.