Il whisky non è più solo Scozia, Irlanda, Stati Uniti e Giappone. Dalla Francia all’Italia passando per Israele i confini si allargano. E i cocktail in carta con questo spirit aumentano. Ecco le nuove tendenze.
Intanto, è cambiato il pubblico. Certo, c’era già una rivoluzione in atto, ma i due anni di pandemia hanno aiutato a modificare consumo e modalità di approccio al mondo del whisky. Che oggi è meno influenzato dai brand e dalla storia delle aziende.
“Solo pochi anni fa, il whisky era un prodotto destinato a un pubblico maturo e per lo più maschile. Lo scenario è diverso oggi. Ormai tra gli appassionati e i consumatori ci sono sia donne che giovani. E proprio loro, più curiosi e più competenti, per nulla condizionati dai diktat imperanti per decenni, hanno stravolto il mercato e allargato i confini di questo distillato”, osserva Gabriele Rondani, direttore marketing e PR di Rinaldi 1957.
Il whisky non è più solo Scozia, Irlanda, Stati Uniti e Giappone. Arrivano referenze da tutto il mondo, incluso Israele.
“Molti Paesi che avevano smesso da anni di produrre whisky hanno riaperto le distillerie. Tra gli altri, anche la Danimarca. La distilleria artigianale Stoning, per esempio, distilla a fuoco diretto cereali locali e fa degli invecchiamenti particolari usando la torba danese” spiega Giacomo Bombana, co-fondatore di Whisky Facile.
Anche l’Italia entra in gioco. Pioniera è stata l’altoatesina Puni (in Val Venosta), seguita dalla veneta Poli Distillerie di Schiavon che ha lanciato da poco Segretario di Stato il suo primo pure malt (di fatto, un single malt) e sta lavorando a una seconda referenza. Non basta: un whisky italiano lo firmeranno tra gli altri anche Bordiga (biologico, con un grano antico) e Bottega, che – ha annunciato – partirà con una produzione di 150-200mila bottiglie per arrivare nell’arco di 5 anni a un milione.
Torniamo all’estero. Vi parlavamo di Israele. Ecco, anche questo Paese si è dedicato al whisky. Apripista è stata la Milk & Honey, distilleria fondata a Tel Aviv nel 2012, che ha iniziato il processo di produzione di whisky invecchiato almeno tre anni in botti di rovere nel 2015.
Non è una novità in sé, ma mai come oggi attira l’interesse dei distributori nostrani il whisky francese, che per modalità di produzione, invecchiamento e affinamento sarebbe per molti esperti ideale per avvicinare nuovi palati. “Sono prodotti puliti. Complessi da un lato, ma dall’altro facili da bere, sono un’ottima opportunità per avvicinare chi non conosce ancora il distillato”, afferma il direttore marketing di Rinaldi 1957. Che di recente si è aggiudicata la distribuzione dei rinomati whisky Rozelieures prodotti nella regione della Lorena, celebre per la qualità dell’acqua minerale, per il vulcano Essey-la-Côte e per le terre calcareo-argillose ideali alla coltivazione dell’orzo.
Come si beve in miscelazione il whisky?
Con soda, banalmente. E nei classici, ovviamente. Whisky Sour, Old Fashioned, Boulevardier, Sidecar, Rob Roy e Mint Julep, per citarne alcuni.
Il Sidecar. Cocktail whisky storico poco diffuso (purtroppo).
Ricordi la sua storia?
Compare per la prima volta nel libro di Robert Vermeire Cocktail: how to mix them edito nel 1922. In quella ricetta, a differenza di oggi, il drink conteneva tutti gli ingredienti in parti uguali. La sua paternità resta comunque incerta: c’è chi ritiene sia stato creato da Harry MacElhone all’Harry’s Bar di Parigi nel 1921 per un eccentrico capitano dell’esercito che si recava al locale con un sidecar. Ma c’è pure chi pensa sia nato a New Orleans e altri ancora invece ipotizzano sia stato ideato a Londra.
Di certo, risale al periodo della golden age della mixology la versione di Frank Meier, celebre barman formatosi all’hotel Hoffman House di New York approdato nel 1921 al mitico Hotel Ritz di Parigi dove è rimasto in pianta stabile fino al 1943. Meier (autore tra l’altro del Bee’s Knees, una combinazione di limone, miele e gin) rivisitò il cocktail cambiando le proporzioni degli ingredienti: il suo Ritz Sidecar si prepara con 5 parti di cognac, 3 parti di Cointreau e 2 parti di succo di limone.
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