Slow food avvia un nuovo progetto, quello degli “orti di comunità”, che segue l’altro storico progetto dedicato agli orti scolastici, un’iniziativa ideata oltre vent’anni fa.
Si tratta questa volta di un progetto che farà sì che cittadini riuniti in gruppi locali possano gestire appezzamenti coltivando ortaggi e verdure con pratiche corrette e rispondenti alla filosofia Slow food. L’iniziativa, sostenuta da UniCredit, punta a sviluppare un’azione sostenibile che renda anche consapevoli le persone; si va ben oltre il semplice produrre cibo a km zero ma si punta a sensibilizzare chi aderisce a tematiche quali sostenibilità e responsabilità, e ad aumentare la consapevolezza della biodiversità.
Punti cardine dell’orto Slow food saranno l’utilizzo di pratiche come la coltivazione di varietà autoctone, l’utilizzo di semi autoprodotti (un anno per l’altro), la rotazione delle colture e la valorizzare di buone pratiche come il compostaggio e sovescio.
Per diventare “orto slow food” occorre aderire alla carta dei principi e essere almeno dieci soci slow food. Rispettate queste indicazioni si può inviare la candidatura e una volta approvata e terminata la pratica, diventando associati, si può aderire a momenti di formazione dedicati con agronomi e coltivatori, e si può contare anche su esperti sempre a disposizione per rispondere a dubbi e domande.
Festa annuale degli orti sarà l’11 novembre; «Gestire un orto è il modo più semplice, poetico e concreto per comprendere il significato del termine biodiversità, costruire un corretto rapporto col cibo che ci nutre e col vivente tutto, capire la fondamentale importanza di preservare le risorse necessarie e comuni: suolo fertile e risorsa idrica in primis» sottolinea Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia.
