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Rossi d’Angera: “Dalla grappa ai liquori per la mixology”. L’intervista

Nata nel 1847 sulla sponda lombarda del Lago Maggiore come distilleria di grappa, Rossi d’Angera è nota per l’altissima qualità della sua produzione, 150mila bottiglie all’anno fra grappe, gin, bitter, vermouth, amari e altri liquori.

Alla guida di Rossi d’Angera è oggi Arturo Rossi, quinta generazione della famiglia fondatrice, affiancato dal figlio Nicola: insieme portano avanti la “missione” della diffusione della cultura del “bere bene”, con distillati realizzati con tecniche tradizionali impiegando materie prime provenienti in buona parte dal territorio, ma sempre con una grande attenzione alle evoluzioni del mercato e all’innovazione. Come dimostra il fatto di essere stata una delle prime distillerie a realizzare grappe di qualità superiore, quando ancora questo distillato era considerato un “bruciabudella” di scarso valore, o più recentemente la scelta di affiancare alle referenze classiche prodotti come cocktail ready to drink e liquori originali, studiati sfruttando un’esperienza di oltre 175 anni nel settore.

Arturo Rossi

In occasione di una visita alla distilleria (clicca qui per vedere la diretta) in compagnia di Massimo Stronati, brand trade specialist dell’azienda per gli Stati Uniti, abbiamo intervistato Arturo Rossi, da più di cinquant’anni nella produzione di spirit, per parlare di tendenze in fatto di distillati e di mixology, oltre che per scoprire in anteprima le novità in arrivo proprio per il mondo della miscelazione.

L’intervista ad Arturo Rossi, presidente di Rossi d’Angera

Quali sono gli ultimi trend nel mercato dei distillati?
Sta crescendo l’interesse per il mondo whisky, soprattutto nei confronti di prodotti nuovi, particolari, del territorio. Anche se, dalla mia esperienza, ho la sensazione che diverse novità giunte sul mercato in questi anni si caratterizzino più per il marketing che per i contenuti di prodotto. Il gin è ancora di moda ma ormai la sua crescita si è arrestata; in compenso stanno arrivando diversi amari e vermouth interessanti.

E sul piano dei consumatori? Si dice che i giovani siano sempre meno interessati agli alcolici e ai distillati di qualità…
In realtà ancora oggi i giovani si ritrovano per l’aperitivo, a volte anche a lungo così da sostituire la cena, e bevono. Semmai, mancano bartender qualificati che sappiano trasmettere loro la cultura del bere bene, con cocktail fatti come dio comanda…

Nicola Rossi

Dopo i recenti ready to drink, avete altre novità in cantiere?
Stiamo per lanciare Rd’A, una linea di liquori particolari – a base di fichi secchi, frutti rossi, cedro, yuzu, palo santo… – dedicati espressamente al mondo della mixology, sebbene possano essere degustati anche in purezza. Studiati attentamente sulla base della nostra grande esperienza in fatto di lavorazioni, saranno commercializzati in bottiglie da 50 cl.

Il traino della mixology

Quanto è importante la mixology, per la vostra azienda?
Sicuramente il ritorno di popolarità della miscelazione, da un decennio a questa parte, rappresenta una leva di mercato importante per noi. E contribuisce a veicolare anche prodotti più comuni come i bitter, gli amari e le grappe.

Proprio la grappa, il prodotto da cui ha avuto origine Rossi d’Angera, rappresenta tutt’oggi una parte significativa della vostra produzione.
Sì. La nostra zona vanta una secolare tradizione nella viticoltura e l’azienda nacque nel 1847 ad Angera proprio perché qui c’era grande disponibilità della materia prima per la produzione della grappa. Rossi d’Angera fu tra le prime distillerie a proporre grappe di qualità superiore, invecchiate, imbottigliate in bottiglie dall’immagine più curata, anche se la svolta per l’intero settore si è avuta nei primi anni ’70, quando Gianola Nonino introdusse la grappa monovitigno trasformando un alcolico che, nell’immaginario collettivo, era bevuto da carrettieri, manovali e alpini, in un distillato più raffinato. Da allora tutti i produttori si sono evoluti, realizzando grappe di livello più elevato e dall’immagine più ricercata sul piano del packaging e della comunicazione, in grado di conquistare un pubblico più ampio ed esigente.

Massimo Stronati, brand trade specialist di Rossi d’Angera

La grappa dal carrettiere ai salotti

Anche oggi, peraltro, le vostre grappe sono immediatamente riconoscibili già dal design della bottiglia.
La bottiglia è un elemento fondamentale per un prodotto che è ormai entrato nei salotti più eleganti. Le nostre sono state disegnate specificamente, così che le grappe Rossi d’Angera si riconoscono già dalla forma della bottiglia. Allo stesso modo, abbiamo curato anche la grafica delle etichette, allo scopo di trasmettere anche nell’immagine la raffinatezza di tutti i nostri distillati.

Tra le vostre referenze più originali, il Gin Hemp alla canapa.
E’ una variante del nostro classico gin Latitude 45, fatto con botaniche d’altitudine delle Prealpi, con un’infusione di canapa Sativa naturale senza thc, distillata a parte. Un gin molto particolare, caratterizzato da note erbacee e amarognole, che incontra il gusto di una parte della clientela e ben si presta alla miscelazione in alcuni cocktail.

 

Quali sono, oggi, i canali di comunicazione più importanti per il settore della distillazione?
Certamente le fiere sono ancora una vertrina importante. E poi i social media, che hanno preso il posto della carta stampata e delle tv locali come forma di pubblicità accessibile per un’azienda come la nostra, anche se vanno gestiti con attenzione, evitando di raccontare storie artefatte. Inoltre lavoriamo con i nostri brand ambassador e trade specialist, a partire proprio da Massimo Stronati.

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Stefano Fossati
Stefano Fossati
Redattore del tg Bluerating News, collaboratore delle testate economiche di Bfc Media, di Mixer Planet e naturalmente del Magazine ApeTime.

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