Il periodo del vino novello: novembre è il primo mese in cui si può gustare questo vino
Viene prodotto con una tecnica di vinificazione particolare, commercializzabile solo a partire dal 30 ottobre e imbottigliabile solo entro il 31 dicembre.
Non si tratta semplicemente di un vino nuovo dell’ultima vendemmia, come molti credono, ma proprio di un vino a sé, prodotto con un metodo di vinificazione specifica che gli dona caratteristiche particolari: fra le quali quella di avere pochi tannini, di esser generalmente piuttosto dolce e poco strutturato, cosa che lo rende molto piacevole, leggero e gradito a molti, ma anche poco adatto all’invecchiamento.
Assolutamente tipico di questa stagione, viene bevuto fresco in abbinamento in particolare a castagne e funghi. Può essere prodotto per la legge italiana in tutte le regioni, da uve di qualsiasi vitigno.
La tecnica di produzione (fermentazione carbonica) prevede che la fermentazione avvenga nei singoli acini d’uva ancora intatti nei loro grappoli, che poi vengono spremuti a distanza di una decina di giorni.
Il risultato è questo vino molto profumato dal colore intenso e denso: si tratta della versione italiana del Beaujolais francese (che prese piede negli anni 50 e che annovera tra i suoi padri niente meno che Louis Pasteur).
In Italia la “moda del novello” iniziò negli anni settanta in Valtellina ed è arrivata a un massimo di 6 milioni di bottiglie prodotte, con un lieve calo negli ultimi tempi, come sottolinea una nota di Coldiretti “La produzione di Novello è calata negli ultimi decenni a causa di una serie di fattori, a partire dalla limitata conservabilità, che ne consiglia il consumo nell’arco dei primi 6 mesi, fino alla tecnica di produzione, la macerazione carbonica, che è più costosa di circa il 20% rispetto a quelle tradizionali”.
Le aree geografiche con maggior produzione sono il Nord Est, dal Veneto al Trentino, a seguire il Centro Sud con Puglia, Sicilia, Toscana e Abruzzo. Le uve maggiormente utilizzate sono il Merlot, il Sangiovese, il Cabernet, il Barbera, il Nero d’Avola, il Teroldego e il Montepulciano”.