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Pasta alla puttanesca, perché si chiama così?

Pasta alla puttanesca: forse la cosa che suscita più curiosità di questo piatto, più che conoscere esattamente cos’è e come si fa, è il perché di questo nome; e proprio da qui noi partiremo, dopo aver giusto spiegato (per chi non lo sapesse) di cosa stiamo parlando.

Si tratta innanzitutto di un piatto che secondo i più è da ascrivere alla cucina tradizionale campana (anche se vi è chi dice che possa essere più legato alla cucina romana) ed è una pasta condita con un sugo di capperi, olive, aglio e talvolta acciughe. Ma veniamo come detto all’origine del nome; le teorie che la spiegano fanno tutte riferimento al fatto che questo primo piatto sia stato ideato in ambienti sostanzialmente “a luci rosse”, case d’appuntamenti in cui l’oste per rifocillare i clienti si inventò questo piatto, che poi pensò bene di battezzare con un nome adatto alla situazione in cui veniva preparato e mangiato.  C’è anche chi dice però che a idearlo non fu un oste ma una delle ragazze (di origine francese) presenti nella casa, che poi lo battezzò come lo conosciamo in onore al proprio mestiere.

Le prime testimonianze di una pasta condita con un sugo molto simile a quello della puttanesca, risalgono agli inizi del XIX secolo, quando il Cavalcanti, nel suo manuale “Cucina teorico-pratica”, propose alcune ricette di cucina popolare napoletana, tra le quali appunto qualcosa di molto simile alla “puttanesca” che conosciamo, definendola “Vermicelli all’oglio con olive capperi ed alici salse”.

Pasta alla puttanesca

In periodi storici più recenti, c’è chi attribuisce l’origine del piatto a un ristorante di Ischia (‘O Rangio Fellone) in cui una compagnia particolarmente affamata, a tarda ora, chiese all’ oste, “una puttanata qualsiasi” da mangiare per togliersi la fame…  e così con i pochi avanzi di cucina disponibili l’oste inventò questo piatto.

Veramente semplice e molto mediterranea la ricetta che, secondo la Cucina italiana, prevede semplicemente 70 g di olio di oliva in cui far soffriggere 2 spicchi d’aglio,e poi aggiungere gradualmente 80 g di olive nere denocciolate, 40 g di capperi, 120 grammi di pomodorino e 4 filetti di acciuga (ma le acciughe secondo molti sono la variante romana della ricetta, assente in quella originale campana) ed infine la pasta lessata da saltare in padella.

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Antonio Rinaldi
Antonio Rinaldi
Giornalista pubblicista e Guida Ambientale Escursionistica appassionato di Natura a 360 gradi (e negli ultimi anni sempre più vicino anche al mondo dell’Agricoltura “naturale”); unisce le due attività professionali scrivendo per Apetime di realtà agricole e vitivinicole di pregio, e spesso organizzando escursioni di conoscenza diretta di queste realtà. Collabora dal 2010 col quotidiano di Parma, per il quale ha realizzato anche Pubblicazioni sul Parco Nazionale dell’Appenino tosco-emiliano.

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