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Master of wine, per la prima volta è un’italiano

Gabriele Gorelli, classe 1984, è il primo Masters of Wine italiano.

Da qualche settimana anche l’Italia ha il suo primo Master of wine, un titolo molto prestigioso a livello internazionale soprattutto in ambiente britannico che dal 1953 ha consacrato solo 418 massimi esperti del mondo del vino in tutte le sue sfaccettature: 208 originari del Regno Unito, 45 degli Stati Uniti, 24 dell’Australia, 16 della Francia, più altri provenienti da altri paesi, da ora inclusa anche l’Italia.

Masters of wine institute La storia di come Gabriele Gorelli (classe 1984, inserito nel mondo della cantina di famiglia fin da quando era piccolo) di Montalcino è diventato Master of wine spiega bene la portata di questo risultato e fa anche riflettere sulle mancanze italiane nella valorizzazione di un mondo che certamente avrebbe molta più ragion d’essere valorizzato nel nostro paese rispetto di quanto non la abbia nel mondo britannico, che pure invece ha ideato questo percorso di studi e questo riconoscimento.

L’avventura di Gabriele Gorelli è iniziata dopo aver portato a termine i corsi sommelier AIS, e dopo l’esame di degustatore ufficiale e relatore di vini; a quel punto in Italia non ha più trovato nessun tipo di percorso di studio che lo soddisfacesse, e per approfondire la sua conoscenza, si è dunque orientato verso il Masters of wine institute.

La scuola è stata molto dura; la caratteristica di questo titolo è che non si basa, come quelli tradizionali, semplicemente sulla conoscenza dei vini dal punto di vista organolettico e produttivo, ma il “Maestro del vino” amplia le sue conoscenze e diventa un vero esperto anche e soprattutto dal punto di vista commerciale: delle strategie di marketing, della comunicazione, dello sviluppo dei marchi; e questo costringe un po’ ad una cambio di prospettiva rispetto a quella verso la quale un sommelier è tradizionalmente orientato.

masters of wine - vino

Il percorso di studi ha portato il toscano a viaggiare parecchio nel mondo per assaggiare vini che in Italia non si trovano e ad approfondire la lingua inglese anche dal punto di vista tecnico.

Il risultato, sperato ma per nulla scontato (anche perché fin da subito nella scuola non si nega che il superamento dell’esame finale sarà un privilegio di pochi) soddisfa Gorelli oltre ogni misura; ora anche il Masters of wine institute annovera fra i suoi diplomati, un “maestro” italiano, che magari potrà esser anche un ambasciatore dei vini italiani nel mondo.

Redazione ApeTime
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