In occasione dei cento anni del consorzio Chianti classico, celebrati nelle scorse settimane, è stato lanciato il “manifesto di sostenibilità” del Chianti classico, che vuole essere una via tracciata verso il futuro.
Una serie di regole e indicazioni che danno vita a una sorta di disciplinare che ha alcuni obiettivi principali tra cui ridurre l’impatto ambientale mantenendo le caratteristiche del paesaggio e la biodiversità delle superfici coltivate a vigneto e dei loto intorni. Un’assunzione di responsabilità ecologica, ma anche sociale, che non perde di vista l’esigenza della crescita e l’attenzione per le risorse sociali e culturali del territorio che le aziende stesse occupano e amano.
Un nuovo impegno green che sarà facilitato dal fatto che il 52% della superficie dei comuni del consorzio è già occupata da aziende biologiche e di piccole dimensioni, ben lontane dalla innaturalità delle coltivazioni intensive.
57 saranno i requisiti e gli indirizzi da seguire per le aziende del Chianti aderenti al manifesto, anche se in prima battuta sarà richiesto di rispettarne il 50% per poi aggiungere piano piano altri obiettivi.
Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale è richiesto di non usare diserbanti e concimi chimici ma solo prodotti biodegradabili; non usare macchine agricole troppo impattanti nella vigna, e mantenere almeno un 20% della superficie aziendale non coltivata intensamente a vite, ma con altre colture per favorire la biodiversità (olivi, campi boschi).
Come impegno di sostenibilità sociale vi è l’indicazione di assumere persone locali, con una particolare attenzione per le categorie protette; e come responsabilità culturale si punta al mantenimento e alla perpetuazione della tradizione materiale e immateriale che accompagna la produzione dei Chianti classico.
Da ricordare in questo senso che è in fase avanzata il lavoro condotto dalla “Fondazione per la tutela del territorio del Chianti Classico” per arrivare al riconoscimento Unesco de “Il sistema delle Ville Fattorie nel Chianti Classico”. “Lo studio portato avanti per arrivare a questo riconoscimento ha svelato un patrimonio culturale denso di valori che forse anche noi stessi davamo per scontati” dicono i referenti della fondazione.
