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Lo strano caso delle birre Weizen

Lo strano caso delle birre a base di frumento Weizen: come mai sono osteggiate dagli amanti della birra?

Raccontando della storia della birra e dello sviluppo dei diversi stili brassicoli, abbiamo avuto modo di spiegare come è stata prodotta nel corso dei secoli: una di queste metodologie era quella che prevedeva l’utilizzo di pietre roventi ed era assai diffusa in Europa centrale ed in Russia. In questo vasto territorio, infatti, si produceva  la Steinbier (dal tedesco stein: pietra; bier: birra), letteralmente birra con pietre, il cui ultimo produttore ha chiuso i battenti nel 1917.

Se questa tipologia brassicola ha cessato di esistere più di un secolo fa, altre invece continuano ad essere realizzate poiché fanno parte del patrimonio culturale di intere popolazioni, come nel caso della ‘Boza’, la bevanda a base di malto assai diffusa in Bulgaria, Romania, Turchia ed in parte dell’Asia.

Medesimo ruolo rivestito in Germania meridionale dalle birre a base di frumento (Weizen), nate per la stagione estiva essendo particolarmente rinfrescanti grazie al loro basso contenuto alcolico. Nonostante questo, si tratta di uno degli stili più disprezzati del panorama birrario mondiale, sia dagli esperti del settore che dai semplici appassionati, anche quelli tedeschi.

Lo dimostra il fatto che nei pub e, in generale, nei locali che vendono birra, si è drasticamente ridotta l’offerta di Weizen: motivo per cui diventa assai difficile trovare un’altra bevanda brassata osteggiata allo stesso modo, anche nell’ambito dei concorsi birrari.

Ma da dove nasce questa diffusa idiosincrasia nei confronti delle Weizen? I motivi non sono del tutto chiari, anche perché non sono di certo birre con un aroma e dei profumi di difficile interpretazione o assai particolari: presumibilmente è un insieme di fattori a determinare la repulsione di molti appassionati nei confronti delle birre di frumento bavaresi.

Sono prodotti ad alta fermentazione caratterizzati in maniera significativa dalle note aromatiche del lievito: questo comporta che sia una delle tipologie birrarie più facilmente distinguibili. Il profilo sensoriale infatti è dominato da due soli elementi aromatici, ovvero banana e chiodi di garofano.

Ovvio, come per qualsiasi altracosa, che non a tutti possa piacere ritrovarsi a degustare della frutta speziata, ma queste note, pur con le loro variazioni, non sono così dissimili da quelle di alcuni ceppi di lievito ad alta fermentazione: in altre parole, note aromatiche molto simili sono riscontrabili anche in stili diversi dalle Weizen, come ad esempio alcuni belgi (come per esempio le blanche), senza che però questi ultimi godano della stessa pessima reputazione.

In questo senso quindi ciò che condanna le Weizen è il loro bouquet aromatico molto più monocorde rispetto ad altre tipologie caratterizzate dal lievito, tanto che sono molto più apprezzate le versioni scure (Dunkelweizen) o molto alcoliche (Weizenbock) che propongono un profilo aromatico più complesso.

Unaltro difetto di queste birre è quello di essere considerate troppo dolci, persino stucchevoli dato che il luppolo è un ingrediente ampiamente secondario. In teoria però non dovrebbe essere così dato che il tocco di acidità offerto dal frumento dovrebbe garantire una bevanda dai sapori equilibrati: questo senza considerare che esistono tanti altri stili ad elevato grado di dolcezza che non vengono percepiti altrettanto negativamente, come le Belgian strong ale.

Il loro apparire torbide, inoltre, può non piacere al consumatore, ma gli appassionati di birra sono abituati da sempre a birre con simili caratteristiche estetiche, come le Hazy Ipa: anche in questo caso dunque il singolo elemento non sembra sufficiente a spiegare l’avversione che accompagna lo stile.

Le Weizen, infine, rientrano nella categoria delle bevande brassate alle quali ci si approccia quando s’iniziano a muovere i primi passi come appassionati di birra, prima di ricercare prodotti più complessi e particolari: lo stile quindi risentirebbe, per quanto riguarda la reputazione, anche di questa tara culturale dato che finiscono presto nel dimenticatoio dei ‘beer lovers’, anche di quelli che tornano ai primi amori birrari.

birre Weizen

Come visto dunque, difficilmente, si trova una singola caratteristica che da sola sia in grado di spiegare il diffuso disprezzo nei confronti di questo stile: con ogni probabilità è la compartecipazione di tutte le sue peculiarità a rendere pessima la reputazione delle Weizen.

In sintesi, queste sono birre tendenzialmente dolci e molto intense, ma con uno spettro aromatico limitato ai sapori di banana e chiodi di garofano: se aggiungiamo l’aspetto opalescente e la resistenza culturale che accompagna tale particolare agli occhi di appassionati e addetti ai lavori, ecco svelato il tutto.

Come avvicinarsi dunque per la prima volta a questo stile, oppure dargli una seconda opportunità dopo essere stati negativamente impressionati? La prima mossa potrebbe essere quella di rivolgersi ad un esperto di birre bavaresi che sappia indirizzare verso le interpretazioni qualitativamente migliori.

È vero infatti che sono dolci e sbilanciate in diversi aspetti, ma posseggono altre caratteristiche apprezzabili, che spesso servono a smussare le criticità tipiche di questo stile: fra di esse c’è loro capacità altamente dissetante (un valore aggiunto da non sottovalutare soprattutto nella stagione in corso) e la bassa gradazione alcolica che le rendono apprezzabili in tutte le occasioni, anche durante i pasti.

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