HomeCuriositàLe bevande tradizionali di Capo Verde

Le bevande tradizionali di Capo Verde

Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata ai prodotti tipici di tutto il pianeta: la scorsa settimana il viaggio si trovava in Canada, un Paese ricco di storia, cultura e tradizioni, come quella strettamente legata a un prodotto unico quale lo sciroppo d’acero, ovvero il succo dell’albero la cui foglia, come noto, è il simbolo rappresentato sulla bandiera nazionale.

Questo ingrediente non è solo un ottimo dolcificante previsto nelle ricette di numerosi dolci, ma viene utilizzato anche nella preparazione di alcuni cocktails (come ad esempio l’Old fashioned) e può essere impiegato in piatti salati come salse e vinaigrette.

Oggi invece il tour cambia continente e torna in Africa, per la precisione nell’arcipelago di Capo Verde situato nell’oceano atlantico a circa 500 Km di distanza dalle coste del Senegal. Colonia portoghese fino al 1975, nel corso dei secoli, per la sua posizione, ha costituito una base perfetta per le navi mercantili in viaggio fra l’Europa e le Americhe.

Anche Cristoforo Colombo, nel corso del suo terzo viaggio transoceanico (1498), fece tappa qui annotando nel suo diario di bordo che le isole di Capo Verde: “Hanno un nome ingannatore perché sono alquanto aride e io non vidi in esse alcunché di verde” dato che vi trovò solo numerose capre selvatiche e delle grandi testuggini.

La bevanda tradizionale per eccellenza di questo territorio è il ‘grogue’, un distillato ottenuto dalla canna da zucchero molto simile al rum e con una gradazione alcolica del 40%. Il nome deriva da “grog”, ovvero il mix fra superalcolici e acqua assai apprezzato sulle navi della marina inglese dalla fine del 1700 fino al 1970. Se al ‘Grogue’ si aggiungono melassa di zucchero di canna e lime si ottiene il ‘Ponche’, una versione più dolce della bevanda.

Capo Verde distillato

Le piante per preparare entrambe le versioni di questo prodotto vengono raccolte quando sono in fiore (tra marzo e giugno), mentre le foglie sono separate a mano e destinate ad alimentare il fuoco dell’alambicco oppure a foraggiare gli animali da allevamento dell’arcipelago.

Le canne sono tagliate e poi schiacciate e spolpate dai rulli del ‘trapiche’ (una macchina oggi elettrica che in passato era a trazione animale). Lo sciroppo che ne esce, conosciuto come ‘kalda’, viene versato in bidoni di legno molto grandi e si lascia fermentare per 5-10 giorni.

La ricetta originale prevede che non venga aggiunto nessun lievito: dopo la fermentazione, il liquido viene riposto in un grande alambicco di rame, chiamato ‘lambiki’ (con una capacità di circa 200 litri) situato sopra un forno di pietra alimentato da foglie di canna e di banano o di palma.

Quando i vapori fuoriescono dalla serpentina, si fa scorrere dell’acqua nel ‘koxe’, ovvero il condotto che serve per il raffreddamento. Inizia così la distillazione: i vapori si condensano lungo il tubo raffreddato e il distillato esce dall’estremità a gocce o in un piccolo rivolo ed è pronto per essere degustato.

Negli ultimi anni, a quella artigianale, si sono accostate diverse produzioni industriali di questo prodotto che, secondo la tradizione, deve essere offerto ogni volta che si accolgono degli ospiti: si dice inoltre che sia buona norma non fermarsi mai al primo bicchierino ma arrivare sempre,almeno al secondo.

Un altro prodotto caratteristico di Capo Verde è senza dubbio il vino: la viticoltura qui fu introdotta dai portoghesi a partire dal XVI secolo e in tutto l’arcipelago, ma è sull’isola di Fogo che ha potuto espandersi maggiormente grazie alle particolari proprietà del terreno.

La superficie coltivata a vigna oggi è di oltre 500 ettari ed è in progressiva espansione, con una densità media nei vigneti di 400-500 piante ad ettaro. Le varietà più coltivate sono la Presa Tradicional o Baboso e la Sabro, entrambe di origine portoghese: non mancano però, soprattutto nelle coltivazioni più recenti, varietà francesi ed italiane.

Capo Verde vino

Fra i vini prodotti sul territorio capoverdiano troviamo ad esempio il Santa Luzia: si tratta di un vino bianco ottenuto dalla miscelazione di uve quali Muscatel bianco, Chardonnay e Moscato. La preparazione richiede 6 mesi di affinamento in botti di legno: il prodotto finale presenta una buona componente aromatica e una spiccata sapidità.

Il Saint Vicente invece è un vino rosato ottenuto  dalla vinificazione di bacche nere quali il Muscatel, il Tempranillo, la Tourriga national e l’Aleatico. La fermentazione e l’affinamento, anche in questo caso, richiedono sei mesi: per quanto riguarda l’aroma spiccano note di frutti rossi e fiori.

Troviamo infine il Pico do Fogo, ovvero un vino rosso ottenuto dalla combinazione di  diverse tipologie di uve rosse e nere. Il prodotto viene affinato per 12 mesi in botti di rovere: questo dona struttura e potenza ad un prodotto che, secondo gli esperti del settore, esprime eleganza, complessità, sapidità e note aromatiche di spezie.

Capo Verde che quindi, nonostante sia uno dei Paesi più piccoli del mondo, con una popolazione di soli 500mila abitanti circa, oltre a due bevande tradizionali quali il ‘Grogue’ ed il ‘Ponche’, presenta anche alcuni interessanti prodotti della viticoltura, la cui qualità, negli ultimi anni, è riconosciuta anche a livello internazionale.

CONTINUA A LEGGERE

Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

Aziende • Prodotti • Servizi

VINO

Dolce Salato