Un viaggio tra le bevande simbolo dell’Egitto
Nuovo appuntamento con il viaggio alla scoperta dei prodotti tipici e delle bevande tradizionali del mondo che la scorsa settimana si trovava in Ecuador: un Paese caratterizzato da differenti aree climatiche e da una grande biodiversità (qui vivono più di 2mila specie di piante e oltre 1500 tipologie di animali). Due aspetti che si ripercuotono positivamente anche sull’offerta dei prodotti tipici ecuadoregni.
Il Miske: il distillato simbolo dell’Ecuador
Quello più simbolico è il Miske, il distillato dal sapore dolce e complesso che si ottiene dalla doppia distillazione della linfa dell’agave andina: una bevanda arrivata fino ai nostri giorni anche grazie all’impegno di alcuni imprenditori locali che hanno fatto in modo che non andasse perso quello che è uno dei simboli della cultura nazional-popolare.
L’Egitto e le sue radici storiche
Il tour, questa settimana, cambia nuovamente continente e approda in Egitto: questo territorio è abitato fin dal Paleolitico inferiore (circa 2,9 milioni di anni fa) e, nel corso dei secoli, i popoli si sono insediati principalmente lungo la valle del Nilo, il secondo fiume più lungo del mondo, le cui periodiche inondazioni hanno reso fertili i terreni circostanti.
La birra nell’Antico Egitto
Il Paese è una delle culle delle antenate delle moderne birre più famose dell’antichità: ai tempi dell’Antico Egitto, infatti, rivestiva un ruolo centrale soprattutto in occasione dei riti funebri ed era uno dei simboli del forte legame fra potere temporale e spirituale rappresentato dalla figura del faraone.
Proprio a riguardo, nel febbraio del 2022, è stata fatta un’importante scoperta archeologica: un birrificio risalente a 5mila anni fa e situato vicino alla necropoli della città di Abydos, nel deserto ad ovest del corso del Nilo e a quasi 500 Km a sud del Cairo.
La produzione brassicola oggi in Egitto
La fabbrica era suddivisa in otto unità di grandi dimensioni, ciascuna delle quali conteneva circa quaranta bacini realizzati in ceramica che servivano per miscelare e riscaldare il mix di acqua e cereali dal quale si ricavavano le tre diverse birre qui prodotte in quantità davvero considerevoli, soprattutto se si pensa al periodo storico: si parla di circa 22 mila litri alla volta.
La situazione odierna però è ben diversa dato che l’85% della popolazione egiziana è di fede musulmana, religione che vieta il consumo di alcolici: le bevande brassate oggi realizzate in Egitto vengono quindi consumate dal restante 15%, rappresentato dai cristiani copti e dai numerosi turisti che ogni anno visitano il Paese.
La Bouza: la birra tradizionale egiziana
Come retaggio del passato, in tal senso, rimane soprattutto la ‘Bouza’, ovvero una birra a base di frumento fermentato, tipica delle zone rurali, con una gradazione alcolica del 6% circa che a volte viene aromatizzata con la liquirizia per renderla maggiormente rinfrescante.
Bevande non alcoliche e infusi tradizionali
Oggi quindi il territorio egiziano, sul quale in passato vi era anche una certa produzione vitivinicola e rimane una piccola area dove si realizza un distillato ottenuto dalla polpa dei datteri, la diffusione degli alcolici in generale è assai ridotta: discorso inverso per i tè, gli infusi e le bevande senza alcol.
Il carcadè: la bevanda più popolare
Il prodotto più popolare è il carcadè che si ottiene dall’infusione dei fiori d’ibisco: si presenta di colore rosso intenso (dato dalla colorazione scarlatta delle infiorescenze in questione) e offre al palato un gusto leggermente acidulo, che ricorda quello della crostata di frutti di bosco; può essere consumato sia caldo che freddo.
La preparazione del carcadè
I fiori per produrre la bevanda maturano durante le calde giornate estive: quando sono pronti vengono stesi a mano su reti metalliche e lasciati asciugare al sole per 3-4 giorni. Una volta completato il processo di essiccazione, i petali sono separati dal resto del fiore e confezionati.
La preparazione dell’infuso è molto semplice: dopo aver fatto bollire una tazza abbondante di acqua, versare un cucchiaino di petali essiccati e sminuzzati e lasciarli quindi in infusione per 5-8 minuti a fuoco spento, filtrare bene e dolcificare a piacere con zucchero o miele prima di servire.
Altri infusi e bevande tradizionali
Una tisana tradizionale e assai diffusa soprattutto nella regione del Sinai, invece, è quella che si ottiene dal bardaqūsh, detto anche salvia egiziana: si tratta di un’erba aromatica che apporta profumi simili a quelli della menta; viene addizionata con il miele per curare alcune patologie respiratorie.
Il Turkish coffee: il caffè più amato in Egitto
Il Turkish coffee invece rappresenta senza ombra di dubbio la tipologia di caffè più amata dagli egiziani: viene ottenuta dall’ebollizione di una miscela in polvere, finissima e scura, negli iconici pentolini a caraffa sulle ceneri o sulla sabbia bollente. Con il variare del tempo di preparazione, si ottiene un caffè maggiormente denso e scuro, dalla consistenza quasi cremosa: viene servito in piccoli bicchieri trasparenti (non in tazza) e la versione con il latte viene nominata ‘french coffee’.
Il Sahlab: tra bevanda e dessert
Troviamo quindi lo Sahlab, che viene consumato prevalentemente in inverno e si attesta come una via di mezzo tra un dessert e una bevanda: a seconda della cremosità ottenuta dall’addensamento del latte tramite l’amido di mais infatti può essere consumato anche al cucchiaio.
Il Khoshaf: il drink del Ramadan
L’ultima bevanda da menzionare è il Khoshaf: si tratta di un prodotto tipico del Ramadan e, dato il suo elevato apporto calorico, viene consumato al tramonto, nel momento in cui si interrompe il digiuno: per la sua preparazione viene utilizzata frutta secca reidratata come prugne, uva e fichi.
Questo drink, completato da mandorle tostate o pinoli, è la rappresentazione in un bicchiere di una parte importante della cultura dell’Egitto dei giorni nostri e, in un certo senso, ha la stessa rilevanza che aveva la birra al tempo dei faraoni.
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