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Le bevande tradizionali del Brasile, seconda parte

Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata ai prodotti tipici di tutto il pianeta e seconda tappa consecutiva dedicata al Brasile: il Paese carioca infatti è il  quinto Paese più grande della terra, con un clima talmente variegato che gli consente di avere una sconfinata biodiversità, motivo per cui, anche in fatto di bevande tradizionali, è uno dei panorami più variegati del globo terrestre.

La scorsa settimana ci siamo soffermati a parlare della ‘Cajuína’ che viene preparata con il succo di anacardo (Anacardium occidentale) dal colore amaranto-ambrato: questa colorazione è dovuta alla caramellizzazione degli zuccheri naturalmente presenti nel succo.

Nel medesimo articolo abbiamo accennato all’’Aluà’, ovvero la bevanda che si prepara e si beve solo durante l’omonima parata: una festa tradizionale che si svolge nel quartiere di Morro Vermelho nel comune di Monte Claros. Tre gli ingredienti previsti dalla ricetta: zucchero di canna, ananas e manioca.

Oggi invece raccontiamo del ‘canjinjin’, un prodotto fortemente legato alla cultura africana e al suo influsso nello stato del Mato Grosso: la bevanda, il cui nome è un omaggio a Kangingin, eccellente guerriero figlio del re del Congo, fa infatti parte della storia alimentare e gastronomica di questa macro regione la cui superficie è tre volte circa quella dell’Italia.

La preparazione spetta principalmente alle donne ed è diventata l’emblema della tradizionale locale ‘Festa do Congo’, in occasione della quale lo stesso gruppo femminile si occupa anche della produzione artigianale degli altri alimenti e degli abiti tradizionali.

La manifestazione culturale è nata durante il periodo coloniale come forma d’interazione tra le schiave e i signori delle nobili famiglie portoghesi con l’obiettivo di propiziare un miglior trattamento, da parte di questi ultimi, nei confronti di tutti i componenti della comunità di origine africana.

Le danze tipiche della festa, ispirate agli antichi schiavi, sono il ‘congado’, praticato dagli uomini, e lo ‘chorado’, riservato alle donne che realizzano le caratteristiche coreografie circolari eseguendo i passi di danza con una caraffa di ‘canjinjin’ appoggiata sul capo.

Questo alimento viene tradizionalmente preparato con cachaça (un’acquavite), miele di api, zenzero, chiodi di garofano, cannella, menta, radici e altri ingredienti ‘segreti’ delle diverse comunità locali. Una leggenda popolare attribuisce alla bevanda, prodotta soprattutto nel nord della Stato, un potere afrodisiaco ed energetico.

Un’altra bevanda tradizionale del Brasile è il ‘tarubá’: si tratta di un prodotto lattiginoso a base di manioca assai diffuso fra le popolazioni indigene dell’Amazzonia. Dall’aroma gradevole e dal sapore lievemente dolce, offre aromi e profumi inconfondibili.

La preparazione del ‘tarubá’ è molto laboriosa e il procedimento richiede vari giorni: dopo l’estrazione del ‘tucupi’ (il tradizionale succo di manioca ottenuto mediante pressatura) si forma il ‘beiju’ (fecola di manioca) che poi viene cotta lentamente per cinque ore.

fecola

Il composto viene quindi adagiato su uno strato composto da erbe di varia origine, inumidito con acqua e coperto con uno spesso strato di foglie di palma. La pasta, così protetta e lasciata a riposo per alcuni giorni, fermenta: a seconda della durata della fermentazione il prodotto finale può essere più o meno alcolico.

La bevanda, che si ottiene mediante la diluizione dell’impasto in acqua, si consuma abitualmente come tonico e viene servita nelle tipiche ‘cuias’, ovvero le coppe ricavate dal guscio dei grandi e rotondi frutti della cuieira (una pianta tipica dell’Amazzonia).

Il ‘tarubá’, secondo la tradizione, è da sempre molto apprezzato durante i ‘puxiruns’, ovvero i raduni organizzati in ambiente rurale per pianificare la realizzazione di lavori per la comunità. Esiste anche la versione alcolica della bevanda: questa è riservata ai giorni festivi, come il tradizionale Festival do Sairé che celebra il ‘Boto’ (il delfino di acqua dolce) e la cultura regionale legata a questo mammifero.

Le bevande tipiche del Brasile delle quali abbiamo parlato in questi due articoli sono solo alcune di quelle il cui consumo è maggiormente diffuso: a queste se ne aggiungono numerose altre tipiche di piccole comunità, come, ad esempio, il vino di ‘jabuticaba’ (pianta che produce dei frutti simili ai mirtilli) realizzato solo nel villaggio di Catas Altas.

Un panorama, quello dei prodotti tradizionali brasiliani, che quindi è davvero ampio e variegato: questo è il frutto di una biodiversità davvero unica e di ricette tramandate e modificate nel corso dei secoli anche grazie alle influenze esercitate sulle popolazioni locali dai colonizzatori portoghesi e dai discendenti degli schiavi africani.

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Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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