HomeFoodLa storia della cotoletta alla Milanese

La storia della cotoletta alla Milanese

Quella della cotoletta alla Milanese (7° tappa del nostro viaggio tra i piatti più celebri del Belpaese), è una storia che parte da lontano e precisamente dal Medioevo.

La documentazione storica più antica narra che nel 1134 il giorno 17 settembre per l’onomastico del fratello del vescovo Ambrogio che si chiamava Satiro, fosse stato predisposto un grande banchetto e tra i piatti forti fu servito appunto qualcosa di molto simile alle cotolette, impanate e fritte (la storia è narrata nella “Storia di Milano”, Pietro Verri, 1783).

A quanto sembra però la “cotoletta” in questione era simile più che altro a una scaloppina; pare inoltre che la “panatura” nel medioevo fosse abbastanza in voga, perché l’effetto visivo della pietanza ottenuta ricordava l’oro, garantendo così un effetto “nobile” anche a chi l’oro vero per ornare i piatti non poteva permetterselo.

C’è però anche un’opzione legata a un’origine francese del piatto, perché nel 1700 in Francia venivano impanate e fritte le costine, e dalla Francia giunsero in effetti anche in Italia, chiamate “cotolette della rivoluzione francese”.

Una cotoletta molto famosa è anche quella viennese, ci sono discussioni e dibattiti aperti sul fatto che sia più antica la tradizione milanese o quella viennese, ma in realtà vi sono sensibili differenze tra i due piatti: la cotoletta alla milanese è esclusivamente di vitello, di spessore variabile ed è fritta nel burro. Mentre quella viennese è di maiale, viene fritta nello strutto ed è sempre sottile.

La ricetta della cotoletta alla milanese approvata dai più, propone di procurarsi una costoletta di vitello da latte dello spessore di circa 2-3 cm, del burro (niente olio e niente strutto), uova fresche e pane grattugiato.

La carne, dopo essere stata ripulita dall’eventuale grasso, va immersa nelle uova sbattute, asciugata nel pane grattugiato e quindi buttata in padella insieme al burro fuso in modo che possa friggere fino a completa doratura; a cottura terminata va asciugata, salata e messa in tavola con una fetta di limone.

CONTINUA A LEGGERE

Antonio Rinaldi
Antonio Rinaldi
Giornalista pubblicista e Guida Ambientale Escursionistica appassionato di Natura a 360 gradi (e negli ultimi anni sempre più vicino anche al mondo dell’Agricoltura “naturale”); unisce le due attività professionali scrivendo per Apetime di realtà agricole e vitivinicole di pregio, e spesso organizzando escursioni di conoscenza diretta di queste realtà. Collabora dal 2010 col quotidiano di Parma, per il quale ha realizzato anche Pubblicazioni sul Parco Nazionale dell’Appenino tosco-emiliano.

Aziende • Prodotti • Servizi

VINO

Dolce Salato