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Giro del mondo in birra: Portogallo

Il Portogallo è la tappa di quest’oggi per il nostro tour mondiale alla scoperta del mondo brassicolo. Un paese in cui, pur si pensi diversamente, nell’antichità era proprio la birra la bevanda più diffusa.

La scorsa settimana il viaggio alla scoperta di tutto quanto riguarda il mondo della birra a livello planetario era in Polonia: un Paese che, contrariamente a quanto generalmente si ritiene, presenta una cultura brassicola importante, come dimostra l’esistenza di diverse varianti di antenate della bevanda.

Il medesimo discorso vale per il Portogallo di cui parleremo in queste righe: un territorio al quale infatti, parlando di bevande alcoliche in generale, si pensa per il vino (soprattutto il celebre Porto originario dell’omonima città) e non per la birra, nonostante della produzione e del consumo qui vi siano numerose testimonianze, anche antichissime: scritti che sottolineano come, nell’antichità, fosse proprio questa la bevanda più diffusa.

I primi riferimenti alla birra in Lusitania (il futuro territorio portoghese che, all’epoca, prendeva il nome dai Lusitani, ovvero la popolazione indoeuropea che abitava questa terra), sono infatti giunti fino a noi grazie alla testimonianza di Strabone (64 – 24 a.C.), autore e geografo greco.

Nell’opera ‘Geografia’ infatti scrisse: “I Lusitani bevono una specie di birra fatta con orzo” e aggiunse “Il vino è merce rara e si beve solo nei banchetti”: una situazione confermata dallo scrittore e filosofo romano Plinio il Vecchio, che, in un paio di occasioni, raccontò del consumo di birra e della scarsa diffusione del vino.

Dopo queste due prime testimonianze, per trovarne altre bisogna fare un salto in avanti nel tempo, ed arrivare al XV secolo: secondo diverse fonti, in questo periodo, la birra era considerata coma una bevanda “esotica” per via del fatto che veniva importata in grandi quantità dal nord Europa.

birra Sovina

Attraverso i porti di Lisbona e Porto, infatti,  arrivavano migliaia di barili di birra: tra il 1575 e il 1605, ad esempio, solo dalla città tedesca di Stralsund vennero importate oltre 166 tonnellate della bevanda, ad ulteriore dimostrazione di quanto fosse diffusa fra tutta la popolazione.

Si trattava, ovviamente, di una tipologia brassicola dall’alto tasso alcolico e, per questo motivo, in grado di sopportare le dure condizioni dei viaggi per mare: per produrla, veniva adottato lo stesso procedimento ideato dagli inglesi per esportarla in India quando il Paese asiatico era una loro colonia e, proprio da questo, sarebbe nato lo stile India pale ale o IPA.

Le testimonianze successive, invece, raccontano di come, nel XVII secolo, la birra venisse vista come una minaccia ai loro interessi dai viticoltori locali, preoccupati, soprattutto, dalle continue e ingenti importazioni: una posizione che trovò il sostegno dei sovrani lusitani dell’epoca.

Il sovrano Pietro II, infatti, con una legge datata 24 novembre 1689, vietò a tutto il popolo di produrre e consumare la bevanda: il divieto però non era valido per gli stranieri presenti sul territorio che potevano continuare ad importarla, ma non a produrla.

Nel 1710, però, re Giovanni V, bandì anche l’importazione dato che la bevanda era considerata dannosa per l’economia nazionale: nell’editto reale, infatti, si leggeva “è noto a me il danno che deriva dall’importazione di vini, liquori, birre e altre bevande (…) tale importazione reca danni per l’economia e il commercio del nostro regno

ll divieto rimase in vigore per tutto il  secolo, ma già in quello successivo, grazie all’abrogazione del divieto da parte della famiglia reale, la birra poté nuovamente essere prodotta e consumata: l’industria birraria portoghese quindi rinacque.

Di pari passo, riapparvero le taverne e le fabbriche nel centro di Lisbona ( la prima e più importante fabbrica di birra del Portogallo dell’epoca fu però la Real Fabbrica a Valle Pereiro, vicino alla città di Braga, fondata nel 1819). Un altro importante marchio di birra nato in quei tempi nella capitale fu il Trindade brewery, marchio molto apprezzato dalla famiglia reale secondo le testimonianze.

La rinascita della birra lusitana, infatti, si legava alla mutata considerazione dei prodotti brassicoli presso l’aristocrazia: in questo periodo, le fabbriche di birra, e le birrerie, venivano considerate come nuovi spazi borghesi, con una clientela più selezionata rispetto alle osterie popolari, dove il vino continuava ad essere la bevanda maggiormente richiesta.

Facendo un ulteriore salto in avanti nel tempo, arriviamo ai giorni nostri, dove lo scenario birrario portoghese è dominato da due marchi industriali (nei quali, all’inizio del’900, sono confluiti quelli storici, fra cui quelli appena citati) che, con la loro variegata offerta di prodotti brassicoli, detengono il 90% delle quote di mercato: si tratta di Sagres (di proprietà del gruppo Heineken) e Super Bock.

birra Sagres Portogallo

Un autentico dupolio al quale, negli ultimi due decenni, si è affiancata una crescente offerta artigianale originale e variegata. Troviamo, ad esempio, la Imperial stout del birrificioaromatizzata alle more: lo stesso marchio, con sede nella città di Porto, che, per rendere omaggio al suo luogo di nascita, invecchia alcune birre in botti che prima contenevano l’omonimo celebre vino. Anche in Portogallo è infatti arrivata la ‘craft beer revolution’ e si può quindi parlare di seconda rinascita della birra portoghese.

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Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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