Nuova tappa per il tuor alla scoperta del mondo brassicolo in giro per il mondo, si tratta dell’isola caraibica Cuba.
La scorsa settimana, il tour ha fatto tappa in Croazia, il Paese balcanico interessato, come tanti altri nel mondo, dal fenomeno definito come ‘craft beer revolution’; si tratta della realizzazione artigianale di prodotti brassicoli mediante l’utilizzo delle materie prime offerte dal territorio. Un processo che consente una notevole differenziazione rispetto alle birre industriali e porta alla riscoperta della qualità dei prodotti artigianali.
Si tratta di un ampliamento dell’offerta brassicola che si sta realizzando anche in diverse aree dell’America Latina: abbiamo già parlato del Costarica, dove vengono prodotte circa 50 birre artigianali. In questo articolo, ci soffermeremo a parlare dell’offerta birraria di Cuba, l’isola caraibica, rinomata meta turistica, dove l’antica bevanda fa registrare un costante aumento dei consumi: attualmente, secondo le fonti, 31 litri annui pro capite.
UN PO’ DI STORIA..
L’isola delle Antille condivide con il Costarica alcuni passaggi storici come il fatto di essere stata scoperta anch’essa da Cristoforo Colombo durante uno dei suoi viaggi: qui sbarcò il 12 ottobre del 1492 rivendicando l’isola a favore del Regno di Spagna e battezzandola ‘Isola Giovanna’ in onore dell’erede al trono Giovanni, Principe delle Asturie.
Fu così che, con circa mezzo secolo di anticipo rispetto al Costarica, scoperto dall’esploratore genovese nel 1502, iniziò la colonizzazione spagnola di Cuba. Una terra che per le sue risorse, soprattutto le piantagioni di canna da zucchero, nel corso dei secoli è stata oggetto delle mire espansionistiche di diverse nazioni europee, in modo particolare Francia ed Inghilterra.
Nel corso del XIX secolo, nella borghesia cubana cominciarono a crescere una notevole insofferenza nei confronti del governo spagnolo ed il desiderio di una maggiore libertà; questo portò allo scoppio delle due guerre d’indipendenza: la guerra dei dieci anni (1868-1878) e la piccola guerra (1879-1880) che furono insurrezioni popolari armate, entrambe represse nel sangue.
Cuba avrebbe ottenuto l’indipendenza dalla Spagna nel 1898 grazie all’intervento della marina americana che, in quel periodo, stava rinforzando la propria presenza militare nell’area. Questo avvenne al termine della breve guerra ispano-americana conclusasi con l’armistizio firmato il 12 agosto del medesimo anno: conflitto che ebbe come pretesto il celebre affondamento della nave Maine del quale, falsamente, fu accusata la Spagna.
Nell’ultimo secolo, come noto, il Paese è stato interessato da due fatti storici la cui analisi, per la portata degli eventi e le conseguenze economico-politiche che hanno comportato, richiederebbe una digressione troppo lunga per questo contesto: motivo per cui ci limitiamo a ricordare che si è trattato della dittatura del generale Fulgencio Batista (1933-1959) alla quale ha fatto seguito la rivoluzione cubana guidata da due delle figure rivoluzionarie più carismatiche di ogni tempo, Fidel Castro e Che Guevara.
IL SETTORE BRASSICOLO
Le difficoltà finanziare che deve tutt’ora affrontare Cuba, come visto, non stanno bloccando la crescita del settore brassicolo che è arrivato a detenere il 39% delle quote del mercato interno relativo alle bevande alcoliche: lo precede solo il celebre rum cubano, il distillato che si ricava dalla lavorazione della canna da zucchero delle cui piantagioni l’isola abbonda.
La prima birra prodotta localmente, e attualmente ancora in commercio, è la Tropical dell’omonimo birrificio fondato nel 1883 dalla famiglia Blanco Herrera nella città di Cardenas situata sulla costa settentrionale del Paese. Per oltre mezzo secolo questa azienda ha coperto il 60% della produzione brassicola cubana.
Si tratta di una lager a bassa fermentazione in stile viennese con una gradazione alcolica del 5%. Si presenta di colore ambrato con una sottile schiuma bianca e mette in risalto gli aromi del mais al quale si accostano sottili note di miele. Un mix di sapori delicati tendenti all’amaro frutto di un certo equilibrio fra il malto ed il luppolo.
Un altro celebre marchio è il Cubanero prodotto dalla ‘Cerveceria Bucanero’ che lega il proprio nome alle varie leggende sui pirati che solcavano il Mar dei Caraibi. Si tratta di una lager di colore ambrato (5,4% alc.) che presenta un’abbondante schiuma: mette in risalto gli aromi di agrumi e malto ai quali si affiancano le note degli zuccheri cubani di alta qualità presenti nella ricetta.
A questi due birrifici, anch’essi di non grandi dimensioni, ma che comunque esportano da tempo i loro prodotti anche in Italia, negli ultimi anni, secondo il portale RateBeer, se ne sono affiancati altri dieci, a dimostrazione di come la ‘craft beer revolution’ sia approdata sull’isola caraibica: oggi anche qui, tramite l’utilizzo di materie prime locali, vengono infatti rivisitati in modo del tutto originale i classici stili birrari europei ed americani.
Questo sviluppo della produzione artigianale è dovuto sia al fatto che il 70% della popolazione cubana è di origine spagnola, avendo la Spagna una tradizione millenaria per quanto riguarda la birra (le prime testimonianze sulla sua realizzazione in Castiglia risalgono a oltre 4mila anni fa), sia al turismo che contribuisce in maniera rilevante all’aumento dei consumi: questo convince un numero crescente di imprenditori cubani e stranieri ad investire localmente nel settore.