Sai che differenza c’è tra barman e bartender? E che temperatura raggiungono i drink se sono shakerati o stirrati? E ancora… Ecco L’ABC della miscelazione.
Non sei ancora un barman, ma sogni di lavorare dietro a un bancone? Leggi Passione Barman, questa nuova rubrica che tra regole base, consigli e segreti sulla miscelazione ti aiuta a muovere i primi passi con maggiore consapevolezza e a distinguerti nel settore.
E ora capiamo quali sono le regole fondamentali per una impeccabile miscelazione, imprescindibili per fare un buon cocktail.
In primo luogo è importante considerare il ghiaccio come ingrediente fondamentale per ogni cocktail, e quindi sfruttarne le sue proprietà, la temperatura e l’acqua di cui è composto. Oltre ad essere fondamentale per il mantenimento e il raffreddamento preventivo dei bicchieri di servizio e delle attrezzature di miscelazione, il ghiaccio permette di servire il cocktail alle temperature desiderate in base alla sua tipologia: ad esempio con una shakerata ben eseguita si raggiungono temperature vicine a 0°C, mentre con un semplice stir si arriva al massimo a 6 – 8°C. Oltre alla temperatura di servizio è fondamentale valutare la diluizione che il ghiaccio regala al cocktail, con la quale lo si rende più o meno “forte” in termini di alcolicità, e di conseguenza questo fattore influenza la facilità di bevuta dello stesso.
Inoltre, è opportuno distinguere i cocktail secondo alcune classificazioni, divise per esempio sulla base del momento della giornata indicato per la loro degustazione, tra cui si trovano i cocktail pre-dinner, gli after-dinner e gli any-time, rispettivamente serviti per aperitivo, dopo pasto e ad ogni momento della giornata. Secondo questa distinzione è importante comprendere quali sono i cockatil più indicati alla funzione scelta e quali caratteristiche devono avere per poterli proporre ad un cliente nella giusta occasione.
I cocktail after-dinner, invece, devono avere proprietà digestive e possono essere serviti in sostituzione al dessert, poichè contengono liquori densi, creme, caffè, amari, panna, distillati o prodotti prettamente digestivi e da degustazione come Whisky, Brandy, Cognac, Armagnac e Grappa, un esempio comune è l’Alexander.
Per finire, i cocktail any-time sono i più versatili, quelli che si possono servire ad ogni ora della giornata, solitamente freschi, dissetanti e di facile bevuta, un esempio molto conosciuto è il Mojito, che nella bella stagione spopola su tutte le spiagge dalle prime ore dei pomeriggi più soleggiati.
L’altra divisione che è importante tenere in considerazione è dettata sulla base della quantità di prodotti da cui è composto ogni cocktail:
- Short drink dai 7 ai 9 cl (2-3 oz)
- Medium drink dai 10 ai 14 cl (3-5 oz)
- Long drink dai 15 cl in poi (6+ oz)
Ma sono decine e decine le famiglie di cocktail. Tantissime quindi le ricette da cui poter prendere spunto e creare centinaia di varianti per sorprendere il proprio cliente.
Questi ultimi due accenni sono fondamentali per comprendere a pieno le regole di base della miscelazione, e per questo te ne parlerò nei prossimi articoli…stay tuned!!