HomeBirraBirra USA: la scuola moderna degli states e le sue creazioni

Birra USA: la scuola moderna degli states e le sue creazioni

La storia e le caratteristiche delle Brown Ale e delle Pale Ale d’America

Il panorama mondiale dell’antica bevanda pullula di stili rappresentativi di determinati Paesi, soprattutto di quelli con una storia secolare in fatto di birra: recentemente, ad esempio, abbiamo parlato del Bock, iconico della Germania e ivi prodotto da sette secoli.

Un aspetto che però, come vedremo in queste righe, riguarda anche scuole birrarie nate in epoca moderna, come quella statunitense che hanno reinterpretato, e continuano a farlo, numerosi stili originari dell’Europa: la ‘craft beer revolution’ infatti è nata proprio oltreoceano.

Allacciare le cinture e tenersi pronti al decollo quindi: il viaggio alla scoperta degli stili birrari del mondo ci porta a volare idealmente verso gli Stati Uniti per andare a rintracciare origini e fisionomia di uno dei generi più importanti del panorama degli stili battenti bandiera a stelle e strisce, quello delle American Brown Ales.

Origini e caratteristiche delle American Brown Ale

Si tratta di una rivisitazione operata sul profilo dell’omonimo preesistente modello britannico: una variazione consistente (così come avvenuto per molte tra le tipologie made in Usa appartenenti alle ultime generazioni) data dall’impiego dei luppoli americani, assai diversi per caratteristiche organolettiche da quelli inglesi.

Nei tini finiscono dunque le varietà moderne, quelle messe a disposizione dal lavoro dei laboratori agronomici d’oltreoceano a partire dai primi anni Settanta del Novecento: al contempo non vi è però alcun veto all’impiego di materie prime provenienti dall’Europa e dunque si tratta, in parte, anche di una scelta dettata da motivi economici.

La prima versione americana di questa birra inglese è stata prodotta in Texas nella prima metà degli anni Ottanta da un allora homebrewer, Pete Slosberg, futuro cofondatore, nel 1986 (insieme al socio Mark Bronder), della Pete’s Brewing Company di San Antonio, poi acquisita, nel 1998, dalla concittadina Gambrinus per essere definitivamente chiusa nel 2011.

Al di là delle vicende del birrificio in questione, è sotto l’insegna di questo marchio artigianale che la American Brown Ale debutta ufficialmente sulla scena birraria a stelle e strisce e lo fa con l’etichetta ‘Pete’s Wicked Ale’: è quindi da considerare a tutti gli effetti come la capostipite della nuova denominazione brassicola.

Profilo sensoriale delle American Brown Ale

Uno stile che, considerando sia per come viene giudicato dagli appassionati di birra sia per le valutazioni e per le indicazioni ufficiali contenute nelle Styles Guidelines del Bjcp (Beer Judge Certification Program) presenta caratteristiche da poter riassumere in questo modo:

  • Colore: bruno, da chiaro a molto scuro.
  • Aspetto: da pulito a misuratamente velato.
  • Schiuma: da avorio a beige.
  • Aromi: prevalentemente tostati (biscotto, dolce da forno, frutta secca, cioccolato e tocchi di caramello e, in posizione secondaria, sia le tematiche fruttate date dal lievito (mela matura, susina, fichi) sia quelle di matrice luppolata.
  • Gradazione alcolica: oscilla tra i 4.3 e i 6.2 gradi (mediamente superiore quindi a quella dello stile inglese, compresa tra i 4.2 e i 5.4).
  • Ingredienti aggiuntivi: possibilità di utilizzare anche degli altri ingredienti che apportano un aroma di tostato-torrefatto, come il caffè.

L’evoluzione del luppolo nelle birre americane

Il luppolo però è l’elemento sul quale i birrai americani si sono concentrati per dare alle loro birre un’impronta caratteristica non solo per quanto riguarda le Brown Ale: per metterne in risalto le note aromatiche (assai apprezzate negli Stati Uniti) hanno infatti rivisitato un altro stile inglese, quello delle English Pale Ale.

La nascita delle American Pale Ale (APA)

E’ nata così la American Pale Ale, spesso designata con l’acronimo di APA; una tipologia che della propria antenata europea riprende alcune caratteristiche organolettiche apportandovi però alcune variazioni sostanziali: tante e tali da averne decretato lo status di stile a sé stante.

Una birra nata in anni recenti, che trova la propria etichetta capostipite nella Pale Ale lanciata sul mercato (senza ancora l’aggettivo American) nel 1980 dal marchio californiano Sierra Nevada, operando, rispetto alla ricetta classica, una sostituzione cruciale durante la fase della luppolatura: introdusse la qualità americana Cascade al posto di quelle britanniche.

Da allora ha continuato a crescere il numero di produttori statunitensi che seguono tale esempio. Questo ha determinando un discostamento sempre più marcato tra le Pale Ale inglesi e le varianti d’oltreoceano: tanto che, una quindicina d’anni dopo, queste ultime hanno visto consacrato il proprio titolo di categoria specifica e autonoma.

Differenze tra American Pale Ale e English Pale Ale

Quali oggi quindi le principali differenze fra le due birre? Al netto di una sostanziale parità per quanto riguarda l’intensità amaricante, il tenore luppolato e la gradazione alcolica, possiamo fissarle in quattro punti:

  1. Le APA si distinguono per l’impiego di luppoli statunitensi.
  2. Presentano un’attenuazione delle tonalità caramellate e fruttate.
  3. Si caratterizzano per un deciso schiarimento del colore.
  4. Il profilo aromatico è più bilanciato tra basi maltate (biscotto e pasta frolla) e importanti note luppolate (agrumi e frutta esotica).

Il futuro delle birre artigianali americane

La gradazione alcolica, infine, oscilla tra i 4,5 e i 6,2 gradi: come quella delle antenate britanniche da cui hanno tratto origine diventando, al pari delle American Brown Ale, uno degli stili iconici della scuola birraria statunitense, oggi apprezzata in tutto il mondo.

 

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Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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