HomeBirraAnche la birra può avere difetti: la lista completa

Anche la birra può avere difetti: la lista completa

La lista nera degli errori imperdonabili delle birre

Quando un difetto rovina la birra: cosa sapere

Negli ultimi anni l’arte della produzione birraria, grazie al lavoro dei mastri birrai di tutto il mondo, ha dato vita a un numero ampissimo di ricette: sono nate interpretazioni dell’antica bevanda che presentano aromi e profumi sempre più sorprendenti e audaci, anche per i più esperti fra gli addetti ai lavori.

Oggi quindi è assai difficile riuscire a interpretare i prodotti brassati e comprendere quali sono le caratteristiche effettivamente positive e quali invece i limiti di ciascuno di questi: un dato elemento organolettico infatti può risultare gradevole per una determinata birra mentre per un‘altra rappresentare un difetto in grado di rovinarla in parte o del tutto.

I giudici dei concorsi birrari hanno voluto però provare a classificare tutti i sapori che possono presentare le bevande brassate: lo hanno fatto partendo dalle sensazioni classificate come inappropriate al punto tale da essere considerate mai minimamente tollerabili nell’ambito di alcuno stile o interpretazione dello stesso. Gli esperti, dopo aver valutato con attenzione le voci da includere in questa lista nera, hanno delineato un elenco di proscrizione nel quale vengono annotate le principali fattispecie da evitare.

I principali difetti della birra: la lista nera

Acidi grassi: quando la birra sa di formaggio rancido

Una categoria ampia, che comprende anche composti chimici come l’acido isovalerico e butirrico, responsabili di sentori sgradevoli come formaggio stantio e rigurgito. Sebbene in alcune birre acide come i Lambic possano essere tollerati in bassissime concentrazioni, la loro presenza in altre tipologie è un errore grave. Tra le sostanze più inaccettabili ci sono l’acido stearico, miristico, palmitico e laurico, che possono conferire alla birra un odore sgradevole di prosciutto cotto o mortadella andata a male. La loro formazione avviene durante la fase della prima aerazione del mosto, quando il metabolismo respirativo del lievito prosegue per troppo tempo.

Carne in scatola e brodo di carne: un segnale di allarme

Questi sentori derivano dall’autolisi del lievito, un processo di decomposizione delle cellule che rilascia composti di degradazione nella birra. Quando la birra assume un profilo aromatico simile alla carne in scatola, significa che il processo di fermentazione ha subito un problema. Questo difetto è considerato inaccettabile in qualsiasi stile birrario.

Odore di gamberetti: un problema grave

Un altro spiacevole risultato dell’autolisi del lievito è il caratteristico odore di gamberetti, che può essere paragonato all’acqua di cottura di crostacei o pesce conservato. Anche in questo caso, il difetto è irreversibile e rende la birra non bevibile.

Plastica bruciata e pneumatico: eccesso di composti solforati

Questa tipologia di difetto è ancora una volta legata alla decomposizione del lievito e può generare odori di plastica bruciata, gomma o addirittura pneumatico fuso. La presenza di questi sentori è considerata un difetto grave e compromette irrimediabilmente la qualità della birra.

Il colpo di luce: l’errore da evitare

Conosciuto anche come “skunky beer”, questo difetto si manifesta con odori sgradevoli che ricordano verdure in decomposizione o il caratteristico odore emanato dalle ghiandole delle puzzole. Deriva dall’alterazione dei composti aromatici del luppolo a causa dell’esposizione ai raggi ultravioletti del sole. È un problema che si può evitare facilmente conservando la birra lontano dalla luce diretta.

Eccesso alcolico: quando la birra diventa troppo forte

Se una birra presenta un’intensa nota alcolica senza bilanciamento olfattivo, il risultato è un sapore sgradevole che copre ogni altra sfumatura aromatica. Questo difetto, sebbene non sempre inaccettabile, è considerato non gradito anche in birre con alta gradazione.

Astringenza e secchezza estrema

Un’eccessiva sensazione di secchezza in bocca può derivare da vari fattori, tra cui l’interazione dell’acqua con le resine amaricanti del luppolo o gli acidi della torrefazione dei cereali. Sebbene una leggera astringenza sia accettabile in alcune birre come le Session IPA o le Dry Stout, in generale è considerata un difetto.

Sentore metallico: un problema comune

Il sapore ferroso nella birra può derivare da diversi fattori, tra cui il contatto con materiali metallici durante la produzione o il tappo della bottiglia. In generale, il sentore metallico è considerato un difetto, sebbene possa essere tollerato in alcuni stili come le Sour fiamminghe.

Come riconoscere una birra difettosa

Per i degustatori esperti e gli appassionati di birra artigianale, individuare i difetti è fondamentale per comprendere la qualità del prodotto. Alcuni consigli utili includono:

  • Osservare il colore e la limpidezza: una birra troppo torbida o con sedimenti anomali potrebbe avere problemi di produzione.
  • Annusare attentamente: un odore sgradevole di carne, plastica, pesce o zolfo è un segnale d’allarme.
  • Assaporare con attenzione: una birra ben bilanciata deve offrire un’armonia di sapori senza eccessi di dolcezza, acidità o amarezza.

La birra perfetta esiste?

Se da un lato la continua evoluzione della produzione birraria ha reso accettabili nuovi profili aromatici, dall’altro alcuni difetti restano imperdonabili. I mastri birrai di tutto il mondo lavorano costantemente per affinare le tecniche produttive ed evitare errori che possano compromettere il gusto e la qualità delle loro creazioni. Una buona birra deve essere il risultato di un attento equilibrio tra materie prime, fermentazione e conservazione.

Il futuro della birra artigianale

L’attenzione ai dettagli nella produzione birraria è oggi più importante che mai. Con il crescente interesse verso la birra artigianale, i consumatori stanno diventando sempre più consapevoli della qualità delle bevande che scelgono. Per questo motivo, riconoscere i difetti e imparare a selezionare solo birre di alta qualità diventa un aspetto fondamentale per ogni appassionato. Il futuro della birra dipenderà dalla capacità dei produttori di innovare mantenendo sempre un elevato standard qualitativo. Salute!

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Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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