Si è registrato nei giorni scorsi in un allevamento bovino il primo focolaio di afta epizootica in Germania da oltre 35 anni a questa parte.
Come avvenuto nei mesi scorsi per il timore del diffondersi della peste suina africana negli allevamenti di maiali, le misure anche in questo caso sono state necessariamente draconiane. Si è proceduto subito all’abbattimento di tutti i capi del focolaio, ed è stato imposto il divieto il trasporto dall’allevamento non solo di mucche, ma anche di maiali, pecore e capre per prevenire un ulteriore allargamento della malattia, che pare sia riuscita a raggiungere, per ora, un solo altro allevamento. Le autorità comunque dicono che è ancora troppo presto per capire se il contagio veramente si è fermato e il risultato è stato ottenuto.
L’afta epizootica è una malattia virale che colpisce gli ungulati, quindi non solo bovini ma anche pecore, capre e suini, e ha un grande potere infettivo, ed è il motivo per cui non si va per il sottile e, quando si trova un caso, si abbattono tutti gli animali dell’allevamento. La malattia non costituisce pericolo per l’uomo e, mentre in Europa è stata di fatto debellata (anche grazie a un’intensa campagna di vaccinazioni che si chiuse a inizio anni novanta quando la malattia fu dichiarata scomparsa dall’Europa) ma è abbastanza diffusa in varie zone dei paesi in via di sviluppo.
Inevitabili e molto pesanti le ripercussioni sul mercato, con il Regno Unito, principale acquirente delle carni tedesche, che ha annunciato il bando temporaneo dell’import. Corea del sud e Messico avevano fatto lo stesso seppur con minor impatto sull’economia agricola tedesca. Proprio il Regno Unito ebbe una grossa crisi a causa dell’afta epizootica nel 2001, quando un focolaio sfuggito al controllo portò all’abbattimento di 10 milioni di capi; le autorità britanniche hanno dichiarato che saranno bandite le carni di tutti i paesi in cui saranno riscontrati casi.